Cerca il nipote, arrestata
MACERATA – Si presenta come la zia paterna del ragazzo morto nel tentativo di fuggire dal quarto piano dell’Acsim. Ma per legge deve essere arrestata ed espulsa, in quanto clandestina. Il Questore, però, le concede cinque giorni ulteriori per lasciare il territorio italiano, nella speranza che giunga presto dall’Ambasciata romena a Roma la conferma della parentela tra la donna e il giovane.
E’ successo ieri mattina, quando in Questura è giunta N. M., una cittadina rumena nomade di 35 anni, che si è dichiarata la zia del sedicenne tragicamente scomparso lo scorso 25 ottobre. Fin dall’inizio erano state difficoltose le ricerche per trovare i genitori della giovane vittima, i quali potessero decidere dove seppellire il loro figlio. L’arrivo della donna, inizialmente, aveva fatto ben sperare. Subito è stata inviata all’Ambasciata romena a Roma la richiesta di verificare l’autenticità del passaporto presentato e l’esistenza di un reale legame di parentela.
Nel frattempo, però, in seguito a ulteriori accertamenti, la Questura di Macerata ha scoperto che il Prefetto aveva emesso contro la donna un ordine di espulsione proprio lo scorso 20 ottobre, lo stesso giorno in cui il presunto nipote era stato fermato dal Commissariato di Civitanova mentre lavava i vetri delle auto e, quindi, condotto nel centro Acsim. N.M. avrebbe dovuto, quindi, lasciare l’Italia entro cinque giorni. Invece dopo quasi tre settimane risulta essere ancora a Macerata.
Accertata la violazione, perciò, è scattato immediatamente l’arresto, obbligatorio in questi casi. Il Procuratore della Repubblica ha disposto che la donna venisse processata per direttissima. L’udienza si è chiusa con la condanna a cinque mesi di reclusione con i benefici di legge e la concessione del nulla osta all’espulsione. Il Prefetto di Macerata, ha dovuto, quindi, emettere un altro ordine di espulsione, ma ha permesso alla donna di rimanere in Italia altri cinque giorni, in attesa che giungano le conferme da parte dell’ambasciata.
Nel frattempo, per N.M. sono scattati gli arresti domiciliari in un’abitazione individuata dalle stesse forze dell’ordine. In questo modo, d’accordo con la Procura della Repubblica, le è stata evitata la reclusione nel carcere di Camerino. Entrambi i provvedimenti sono stati adottati in considerazione del delicato caso in cui la rumena è coinvolta e dei motivi che l’hanno spinta a presentarsi in Questura.
Il tragico incidente del ragazzino rumeno, insieme a quello più recente, ma, fortunatamente senza conseguenze fatali, della caduta di una vetrata dall’edificio che ospita l’Acsim, ha messo in discussione i rapporti tra il centro e l’Amministrazione comunale. Per ora non manderemo altri nostri ragazzi lì – fa sapere l’assessore comunale alle politiche sociali Michele Lattanzi -. Proprio l’altro giorno c’è stato un nostro sopralluogo insieme agli addetti del Tribunale dei minori. Aspettiamo loro indicazioni per decidere cosa fare nel prossimo futuro. Comunque, dobbiamo attendere il 31 dicembre, quando scade la proroga della Regione per l’adeguamento della struttura.